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La relazione vita-potere è il nucleo originario del politico. Questo nasce dalla necessità di dare una forma ordinativa alla costitutiva sovrabbondanza della vita, all'insostenibile uguaglianza tra identità e alterità che genera violenza. Le forme di tale relazione sono molteplici. L'ordine politico comunitario ha mostrato nella modernità una spiccata caratteristica immunitaria, facendo della funzione protettiva la base di costruzione della sovranità politica e dei diritti. Ma ciò espone la vita al rischio assoluto della morte. Ognuno di noi esercita democraticamente il potere di escludere e di uccidere e lo fa in vista della sicurezza, della preservazione della vita, del benessere generale. Questa dinamica biopolitica, presente anche in contesti democratici, raggiunge il suo apice di crudeltà nei totalitarismi e nelle dinamiche violente prodotte tramite consenso dai moderni apparati tecnico-amministrativi. La violenza di massa e il genocidio ne rappresentano gli esiti più estremi.